giovedì 5 novembre 2009

Provvidenza.



Ti chiamavi cosi. Ma per me sei sempre stata zia Charlie.
E non eri affatto mia zia, anche se lo sei stata molto di più di tante altre, che lo erano davvero.
Avevo 5 anni e non mangiavo quasi niente. E tu tornavi ogni giorno dalla tua quotidiana odissea, ogni giorno all'ora di pranzo. Perchè mangiavo soltanto se mi imboccavi tu.
Non ho mai capito perchè. Forse perchè sentivo che eri felice che lo facessi. Forse perchè le cose che raccontavi mi distraevano dall'insipido dei condimenti di mia madre.
A 5 anni mi parlavi dell'amore e della guerra, delle lettere che aspettavi da tuo marito al fronte. Un marito che non è mai tornato. Non capivo ancora cosa fosse la guerra. Ma se separava due persone che si amavano, doveva essere una cosa brutta, per forza.
Eri rimasta sola. Ma non avevi mai perso la voglia di muoverti, di raccontarti, di combattere. Camminavi a fatica, ma ogni giorno partivi alla volta degli angoli più remoti della città, ora per far visita a un'amica, ora per comprare qualcosa dal quel negoziante di fiducia, ora per sbrigare una faccenda in sospeso.
Ti ho vista arrancare spesso. Ma fermarti, mai.
Parlavi tanto. Per alcuni pure troppo. Ma perchè avevi tanto da dire. E l'interesse ancora, la forza, per comunicarlo.
E raccontandoti spesso ricordo di averti vista piangere. Mi chiedevo come mai, allora. Non potevo comprendere il senso della commozione. Adesso posso. E capisco.
Commuoversi vuol dire avere amato qualcosa nella vita.
Era da tanto che non sentivo di te. Le tue visite si erano fatte sempre più rare, col tempo.
Oggi mi hanno detto che sei morta. Ma non mi preoccupa, io ho ascoltato.
Ho ascoltato tutto quello che avevi da raccontarmi. E lo ricordo ancora. E a parole mie cercherò di tramandarlo, sempre, fino alla fine. Come hai fatto tu.
Perchè ci sono ancora bambini, che proprio non ne vogliono sapere di mangiare, senza l'aeroplanino.

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