domenica 29 novembre 2009

Mon Amour.

Troppe volte ho guardato nei tuoi occhi, senza darti una risposta.
La paura è un lento, prepotente gocciolare di un'ombra che penetra nella mente senza scampo.
Ho trovato in te l'armonia di un suono che accarezza, la perfetta eco di ogni mia protesta, il riverbero di ogni speranza, una meravigliosa simmetria nella forma dell'anima.
Ho trovato un sentire prepotente, ostinato, uno spirito inquieto che non dorme mai e se davvero dorme, sogna.
Ho trovato un'idea che si fa carne, che lotta, che accetta in sè il male del mondo e il mio, ma non perde mai se stessa.
Ho trovato la bellezza che commuove, quella per cui è lecito soffrire, quella per cui vale la pena combattere, sempre.
Ho trovato una bimba che ride e che mi invita a giocare, quando io non trovo più di cosa ridere e mi sento vecchio dentro.
Ho trovato l'innocenza del primo candido bacio, quello che cancella tutto il passato e forse il futuro, che riduce l'universo a un punto.
Ho trovato i fiori, quelli del bene e quelli del male, e ne ho respirato i profumi, tutti, fino ad esserne inebriato.
Ho trovato lacrime che non ho saputo consolare e dolori che avrei voluto risparmiarti.
Ho trovato l'autentica bontà di un confronto onesto, di pensieri, di emozioni.
Ho trovato risposte alle domande che non le avevano mai avute.
Ho trovato il coraggio di credere all'anima ancor prima che ai fatti.
Ho trovato luminosi silenzi e parole sussurrate nella notte.
Ho trovato l'abbraccio perfetto, anche nell'assenza.
Ho provato cosa si sente davvero a non essere più soli al mondo.

venerdì 13 novembre 2009

Il Sogno, per come solo l'Arte sa raccontarlo.



La malattia della Bellezza, l'ombra del Sogno, che riempie ogni nostra fantasia, che dà fiato ad ogni parola che abbiamo il coraggio di pronunciare a voce alta.
La speranza tagliente di ritrovare la perfezione dell'arte, nell'imperfezione della vita.
E la contraddizione. L'insensatezza ostinata di dover registrare ogni giorno questa incongruenza. Una lucida follia senza fine. Che è il senso/nonsenso della vita stessa.

La Verità, tale per qual è.



La fine di un amore. Ingloriosa. Quando tutto ciò su cui si è costruito viene dimenticato e diventa motivo di scherno. Ci puoi ridere su, solo se non ti è mai capitato davvero.

giovedì 5 novembre 2009

Provvidenza.



Ti chiamavi cosi. Ma per me sei sempre stata zia Charlie.
E non eri affatto mia zia, anche se lo sei stata molto di più di tante altre, che lo erano davvero.
Avevo 5 anni e non mangiavo quasi niente. E tu tornavi ogni giorno dalla tua quotidiana odissea, ogni giorno all'ora di pranzo. Perchè mangiavo soltanto se mi imboccavi tu.
Non ho mai capito perchè. Forse perchè sentivo che eri felice che lo facessi. Forse perchè le cose che raccontavi mi distraevano dall'insipido dei condimenti di mia madre.
A 5 anni mi parlavi dell'amore e della guerra, delle lettere che aspettavi da tuo marito al fronte. Un marito che non è mai tornato. Non capivo ancora cosa fosse la guerra. Ma se separava due persone che si amavano, doveva essere una cosa brutta, per forza.
Eri rimasta sola. Ma non avevi mai perso la voglia di muoverti, di raccontarti, di combattere. Camminavi a fatica, ma ogni giorno partivi alla volta degli angoli più remoti della città, ora per far visita a un'amica, ora per comprare qualcosa dal quel negoziante di fiducia, ora per sbrigare una faccenda in sospeso.
Ti ho vista arrancare spesso. Ma fermarti, mai.
Parlavi tanto. Per alcuni pure troppo. Ma perchè avevi tanto da dire. E l'interesse ancora, la forza, per comunicarlo.
E raccontandoti spesso ricordo di averti vista piangere. Mi chiedevo come mai, allora. Non potevo comprendere il senso della commozione. Adesso posso. E capisco.
Commuoversi vuol dire avere amato qualcosa nella vita.
Era da tanto che non sentivo di te. Le tue visite si erano fatte sempre più rare, col tempo.
Oggi mi hanno detto che sei morta. Ma non mi preoccupa, io ho ascoltato.
Ho ascoltato tutto quello che avevi da raccontarmi. E lo ricordo ancora. E a parole mie cercherò di tramandarlo, sempre, fino alla fine. Come hai fatto tu.
Perchè ci sono ancora bambini, che proprio non ne vogliono sapere di mangiare, senza l'aeroplanino.

martedì 3 novembre 2009