giovedì 6 settembre 2012

Sulla Perfezione.

Se la perfezione non è di questo mondo, per quanto mi riguarda non esiste affatto. Forse però è sul concetto stesso di perfezione, che ci si inganna.
Cosa è davvero perfetto? Cosa si puo' a buon diritto definire tale? Qualcosa che risponda pienamente alle nostre aspettative? Qualcosa che sia la trasposizione concreta di un nostro progetto o di un sogno? O semplicemente una forma di armonia, di bellezza insomma?
Nulla di concreto puo' mai essere perfettamente congruente ad un progetto. A causa dell'infinita varietà dell'esistenza e alla deliziosa collaborazione del caso. Insomma se si cerca la perfezione a partire da un'idea, in qualcosa che è al di fuori di noi, è chiaro che nulla sarà mai abbastanza congruente ad essa da poter essere definito perfetto.
Per me la perfezione è una questione personale. Qualcosa che concerne te stesso, qualcosa che puoi aspettarti solo da te stesso. E che in fondo da te stesso devi pretendere. Ciò che io definisco perfetto ha molto a che fare con la volontà, con l'azione. Per me la perfezione è ciò che ti muove ogni giorno ad agire, ciò che determina le tue scelte. E che fa di te quello che sei, che dimostri di essere. E per questo non c'è nulla di più soggettivo della perfezione.
Molto di quello che ci capita nella vita non ha nulla a che fare con la nostra volontà, è vero. Ma molto altro, la maggior parte di quanto accade, siamo a noi a sceglierlo, a volerlo prepotentemente. Consciamente o Inconsciamente.
Eh si perchè spesso le persone sono vittime della loro spietata volontà di non esistere, di non pretendere nulla da se stesse, di non muoversi per paura dei fatti, dell'onda d'urto che ogni singola azione produce, ripercuotendosi sulla loro sensibilità.
Non agire, crepare nel fondo di una stasi venefica è una scelta altrettanto concreta che quella di vivere, di avere esperienze, rispettare una morale o seguire una propria missione.
Ci si illude spesso che la perfezione consista in qualcosa di salvifico, una specie di Deus ex machina che scenda sulla nostra vita e faccia funzionare tutto ciò che noi abbiamo accuratamente disattivato, in attesa dell'avvento. Si immagina la perfezione come un bene assoluto, senza nessuna conseguenza. Una pillola magica capace di farci provare tutte le emozioni della vita, sofferenza esclusa, ovviamente.
Ma là fuori non c'è niente che funzioni così e spostare la ricerca da se stessi agli altri, alle cose fuori di noi, siano esse materiali o emotive, è solo un ottimo modo per sollevarsi da ogni responsabilità e rinunciare a pretendere la perfezione da se stessi.
La perfezione non è nient'altro che una scelta.
E come tutte le scelte spesso ha conseguenze devastanti, irreparabili, tragiche.
La perfezione spesso è un sacrificio, una rinuncia, una battaglia... una guerra.
La perfezione non è mai del tutto compiuta, perchè ogni giorno ti obbliga ad uno sforzo ulteriore, e per quanta strada tu faccia non troverai mai un punto di arrivo.
La perfezione è solo la direzione in cui scegli di muoverti
(e che decidi di tenere, nonostante tutto).



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