sabato 29 dicembre 2012

Knock-out

Mi sono guardato allo specchio e c'ho visto un pugile suonato dalla vita.
Mandato al tappeto per l'ennesima volta. Un pugile vecchio, stanco, con la faccia
livida, segnata dai round, scavata dal tempo.
Dieci! Nove! Otto!
il destro e il sinistro funzionano ancora, ma la guardia... è stato sempre il mio tallone d'Achille. Ho dovuto imparare a incassare, perchè parare proprio, non c'era storia. E incassare, incasso pure, tanto.
Ma quando ti entra il dritto giusto, diavolo! Ti senti smontare la testa...
Sette! Sei! Cinque!
E allora vai giù. E la caduta è come se non finisse mai. Un lento abbandono, alcolico e lisergico, quasi senza peso, e il tappeto è come un mare in cui non vedi l'ora di sprofondare, mentre lo schianto ti fulmina le orecchie... come uno sparo a bruciapelo sulla tempia.
Quattro! Tre! Due! 
Ora ti senti veramente finito: i guantoni ti pesano come una zavorra, ti inchiodano a terra. E forse non hai nemmeno tutta sta voglia di alzarti ancora. Il tappeto è sporco, ruvido, sanguina. (O forse sei tu che sanguini, ma che differenza vuoi che faccia adesso?) Eppure ha un che di accogliente, come una culla. Fermati qui... non andare oltre... fermo.
Uno! 
Scherzavo, è che mi piace creare suspence. Punto i guantoni sul tappeto e mi alzo. Perchè in fondo so di averne almeno per un altro paio di round...

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