giovedì 13 novembre 2008

Ancora vivo.

La sensazione di disagio. Saperlo. Sapere che ogni cosa è un piccolo passo verso il baratro. Una distanza che si riduce attimo per attimo. Quando arriverai alla fine? L'orlo...il preciso momento in cui cadrai. Incedere lento, silenzioso, marcia di piombo, scandita da un ticchettìo forsennato di orologi molli. Tutto, intorno, è immobile, no... si muove... al ritmo dell'indifferenza.
Non hai potuto farci nulla. La morsa stringe e arriverà il momento in cui il dolore spezzerà le ossa. La caduta. Lanciato come un proiettile, non ti puoi fermare, non puoi sfuggire alla legge che governa il tuo moto. Cadi. E le tue scelte per giuste o sbagliate che siano, i tuoi errori e persino le cose di cui sei andato fiero, non servono ad influenzare il risultato, non cambiano niente.
Come se al tuo destino proprio non potessi sfuggire, per quello che sei, per dove sei nato e cresciuto. Aspetti...e il tempo si dilata...inverosimilmente. Al punto che magari riesci pure a sorriderne. Precipiti. E ad ogni attimo ti ripeti: "Fin qui tutto bene...Fin qui tutto bene... Fin qui tutto bene...Ma il problema non è la caduta...E' l'atterraggio"

2 commenti:

TrecceNere ha detto...

A volte sapendo che c'è un baratro che ci aspetta si finisce per guardarlo ossessivamente, con la paura di caderci ma con la consapevolezza che avverrà prima o poi. Allora quasi per rabbia arriva la voglia di caderci il più presto possibile, per farla finita una buona volta e vedere com'è questo atterraggio, per non dover torturarsi nell'attesa dell'inevitabile.
Sostenere la paura...è l'imperativo della vita che vuole tenerci attaccati ad essa. Un obbligo a svegliarsi ogni giorno fino alla fine, e intanto un monito alla resistenza Sii, forte. Non avere paura.
Ma per alcuni non è solo una condizione psicologica, c'è di più in quella paura. C'è la conoscenza di sè, del reale oltre ogni imperativo della vita o illusione o consolazione (risulati raggiunti, che non servono però come ponti per il proprio baratro), c'è lo svelamento dell'imperfezione propria, altrui, di tutte le cose, che cozza con la pretesa di un senso perfetto, con la mancanza di un dio. La Resistenza, che richiede coraggio e onore, fatica a trovare il fine. Non si può combattere per combattere.
Quando non solo la paura (che in tanti sicuramente provano) è il pensiero a stare dietro a tutto questo, è come se ci avessero messo in mano una pistola.
Forse non esiste una consolazione che valga per tutta la vita, che non tolga la paura solo per poco tempo, fino a quando non torneremo comunque a guardare verso quel vuoto.
Non esiste perchè forse noi siamo quel vuoto che vuole tornare a se stesso. E nello sforzo di compiere la nostra vita, ci troviamo davanti la necessità della morte.
La mancanza di senso...la reggono i pazzi, forse l'hanno i neonati... quell'incoscienza che fa solo esistere.
La ricerca del senso è tutto in quella retta tra la vita e la morte della coscienza. E la ragione non basta a farsene una ragione. :)

Anonimo ha detto...

L'atterraggio...e il paradosso per cui, forse, inizi anche ad apprezzarlo quel volo che ti ci conduce,proprio perchè alla fine quel baratro è diventato così familiare! Per tanto tempo l'hai ossevato, studiato, immaginato fino a renderlo reale, tangibile..presente! La mente non fa differenza tra quello che è reale e immaginato e a volte si è così proiettati verso quel salto che davvero lo si sente inevitabile..imminente.Beh, probabilmente sono solo parole, ma credo che focalizzarsi troppo su qualcosa ne riduca in qualche modo la visione, come uno zoom su un particolare che ti fa perdere tutto ciò che c'è intorno, rendedolo assoluto. Così continui a camminare fissando lo sguardo su quel punto e non accorgendoti che magari sulla strada che ti ci sta conducendo c'è una deviazione. Oppure quel salto lo fai ,ma alla fine potresti anche essere sorpreso da un morbido atterraggio. Oppure ancora,e questo te lo auguro, scoprire che in fondo le ali le hai sempre avute e quindi "fin qui tutto bene" perchè stai già volando! L' atterraggio non è più un problema,semmai dovrai imparare a gestire i venti una volta aperte le ali! K