giovedì 4 febbraio 2010

Lontano, lontano.

Essere a casa. E sentirsi estranei a tutto.
Cercare un tuo dove. Eppure sapere che nessuno è il tuo dove, che sei costantemente fuori da ogni porta e che nessuna strada è la tua.
E allora fuggi. Fuggi. Corri più lontano che puoi, dove non ti conosce nessuno, dove forse nemmeno il tuo incubo o la tua ombra possono seguirti.
Lontano, lontano.
In cerca di orecchie che possano ascoltarti come una canzone triste nella notte
o di occhi che possano guardarti ancora con languida meraviglia.
Ricomincia da capo e lasciati dietro le speranze spezzate,
le attese per ciò che non è mai arrivato. E cazzo se l'hai aspettato...
Lasciati dietro questo malditesta affilato,
lasciati dietro la paura di confessarti per quello che sei, la stretta al petto per ogni
parola che non avresti mai voluto sentire.
Va' via da qui.
Cammina giorno e notte, e quando piove, fermati e lascia che l'acqua ti scivoli addosso, che lavi via l'amarezza, i ricordi che caparbiamente si aggrappano al tuo cappotto.
Trova riparo laggiù, oltre la linea di confine del tuo sguardo.
Cammina sul letto dei fiumi per non lasciare traccia del tuo passaggio, valica le montagne che sfiorano il cielo, perchè nessuno penserà mai di inseguirti oltre.
E quando sarai lontano, quando davvero sarai altrove, straniero in terra straniera,
allora, se sentirai nostalgia di qualcosa o di qualcuno,
in quel sentimento avrai trovato la tua casa.

A quelli che il dolore caccia lontani da se stessi e disperde nella notte, lancinante litania del distacco.
A quelli che il coraggio fa tornare alle proprie case, per quanto lontani si siano risvegliati, all'alba della nuova speranza.


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